Da ovunque tu venga scoprirai che il Saturnia Tuscany Hotel è davvero un romantico nido per prendersi una pausa dalla routine quotidiana, immerso nella natura e nel silenzio, con un panorama che spazia nella Maremma fino al mare.
Sicuramente verrai qui per coccolare te stesso, il partner o farti coccolare dai nostri servizi, ma se hai tempo e voglia di muoverti potrai anche vedere, scoprire e conoscere luoghi che, con brevi o medi tragitti in auto, potrai scegliere per soddisfare tutti i gusti e trascorrere il soggiorno in modo vario e interessante.
Al nostro Ricevimento lo staff è in grado di darti informazioni e prenotazioni per fare una degustazione in una delle tante cantine, famose a livello internazionale o piccole aziende artigianali che ci circondano, frantoi e caseifici o produttori di specialità alimentari tipiche.
Si dà il caso che nel territorio circostante - se ti va di fare due passi tra una pausa e un relax - nel raggio di pochi chilometri, ci siano tesori di magnifica bellezza, borghi tra i più belli d’Italia che ti faranno sentire la sensazione di viaggiare nel Tempo: per cominciare, affacciati ad osservare il panorama che si gode dalla terrazza del Saturnia Tuscany in direzione del mare, con la Maremma che ti fa estendere lo sguardo all’infinito, vedrai vicinissimi i due borghi arroccati di Saturnia e Montemerano.
Il primo porta le tracce di chi, addirittura prima degli Etruschi, era insediato qui, a poca distanza dalla Sorgente della magica acqua termale e dove terminava la famosa, antichissima e per secoli importante Via Clodia, di cui ci sono ancora i resti millenari che gli antichi romani hanno completato intorno al pezzo pregiato dell’archeologia di questo luogo, Porta Romana, proprio sotto la Rocca e lasciando altre tracce in tutto il borgo.
Il secondo, Montemerano, è veramente particolare soprattutto nella sua parte più alta. Fin dalla fine del XII secolo, infatti, ospitò un monastero intorno al quale si è poi sviluppata la cinta muraria che ancora oggi contiene la torre campanaria, la magnifica chiesa di San Giorgio, la piazza del castello, la strada principale e i pochi affascinanti vicoli rimasti tali nel tempo. Quindi, a pochi minuti da qui, ci sono luoghi che vale la pena di non perdere!
Se poi vorrai fare un po’ di strada in più e allargare il raggio di azione, grazie agli accordi che abbiamo stretto con gli Operatori del Territorio nostri partner, possiamo consigliarti percorsi e luoghi di grande interesse artistico, archeologico, paesaggistico e culturale, tra cui, per esempio i MUSEI CIVICI DI PITIGLIANO con le loro due sedi: Museo archeologico della Civiltà Etrusca & Museo Archeologico all’aperto Alberto Manzi (dove ci sono Necropoli e Vie Cave estremamente affascinanti) e i MUSEI CIVICI DI SORANO. Tra questi si distinguono il Parco Archeologico “Città del Tufo”, il Polo Museale di Sovana - Museo di S. Mamiliano (quello con il famoso Tesoro), il Palazzetto Pretorio e il Museo del Medioevo e del Rinascimento della Fortezza Orsini.
Abbiamo anche il piacere di offrirti l’accesso con lo sconto riservato ai nostri Ospiti, per cui sceglierci ti da anche questo ulteriore vantaggio!
Magnifica di giorno, splendida di notte, questi sono gli aggettivi che inevitabilmente userai quando visiterai questa città arroccata da millenni sulla roccia tufacea. Passando sotto le arcate dell’Acquedotto Mediceo ti addentrerai in un dedalo di viuzze e vicoli che raccontano la storia di decine e decine di generazioni che l’hanno abitata, scoprendo gli “strati” delle Civiltà che si sono susseguite e, se non è sabato, addentrarti in un luogo particolare e a suo modo unico, il ghetto ebraico che fin dai tempi feudali si trova nel cuore antico, che le ha guadagnato il nome di “Piccola Gerusalemme”. Inutile che ti diamo qui altre indicazioni su cosa potrai scoprire e ammirare, in Rete si trovano informazioni per tutti i gusti e notizie sulle botteghe artigianali o enogastronomiche, che da secoli si perpetuano tra queste mura.
Tra una Necropoli etrusca o romana e l'altra, tra una Via Cava e l’altra, dove il mistero della loro costruzione ancora aleggia, rendendole ancora più belle e fascinose, sarà opportuno fare un salto a Sorano e Sovana.
Il borgo di Sorano da alcuni è chiamato anche la Matera della Toscana (saremo curiosi di sapere se sei d’accordo). Arroccato sul tufo da moltissimi secoli, non consente l’ingresso in automobile, anche perché le strade e i vicoli sono così stretti che non passeresti. Entrando con una piacevole passeggiata potrai ammirare scalinate e palazzi che ti faranno dire: che spettacolo!
A Sovana non riuscirai a credere ai tuoi occhi perché ti sembrerà incredibile che qui tutto si sia è fermato al medioevo. Il 2020 poi, è l’Anno Gregoriano, perché ricorrono i mille anni dalla nascita, proprio qui a Sovana, di San Gregorio VII, un Papa che ha fatto la storia. Si tratta infatti del famoso Papa ricordato da molti per il celebre episodio di Canossa, quando accolse, dopo averlo umiliato, uno scomunicato e penitente re e imperatore Enrico IV di Franconia. Fino a settembre avrai l’occasione di vedere il sarcofago di cristallo che contiene le spoglie del Santo, trasferite temporaneamente da Salerno.
Scansano è un antico borgo situato sulle colline grossetane, famoso in tutto il mondo per il suo pregiato vino: il Morellino di Scansano. Passeggiando tra le viuzze del centro storico, potrete ammirare numerosi edifici medioevali e splendidi panorami sulla campagna circostante.
Accompagnati dalle guide ambientali locali, a piedi o a cavallo, apprezzerete le bellezze ambientali e naturalistiche di questa zona.
Arrivando a Scansano vi suggeriamo una sosta in enoteca per degustare ed acquistare il Morellino; invece per apprezzare al meglio la cucina locale, fermatevi in qualche ristorantino o agriturismo.
In campo enogastronomico il fiore all'occhiello di Scansano è senza dubbio il suo vino, conosciuto con il nome di Morellino di Scansano, che sta riscuotendo un successo sempre più ampio a carattere internazionale. Il Morellino di Scansano è un vino Docg che si ottiene in quella fascia collinare della Provincia di Grosseto tra i fiumi Ombrone ed Albegna, situata nei comuni di Scansano, Manciano,Magliano in Toscana, Grosseto, Campagnatico, Semproniano e Roccalbegna. Nel mese di settembre a Scansano si svolge una pittoresca festa del vino, durante la quale vengono aperte le cantine e si degustano vino e prodotti tipici tra musica e canti popolari.
Civita di Bagnoregio, nota come la "città che muore", si eleva sulla sommità di un colle tufaceo ormai eroso nelle sue aree perimetrali: è quindi arroccata come fosse un castello e suggestiva è l'immagine che presenta.
Situata in posizione isolata, ed attualmente abitata da circa quindici persone, è raggiungibile solo attraverso un ponte pedonale in cemento armato (costruito nel 1965). La causa di questo isolamento è appunto la progressiva erosione della collina e della vallata circostante, che ha dato vita alle tipiche forme dei calanchi, e che continua ancora oggi, rischiando di far scomparire la frazione.
Civita venne fondata 2.500 anni fa dagli Etruschi. All'antico abitato di Civita si accedeva mediante cinque porte, mentre oggi la Porta detta di Santa Maria o della Cava costituisce l'unico accesso al paese. Numerose sono le testimonianze della fase etrusca di Civita, specialmente nella zona detta di San Francesco Vecchio; infatti nella rupe sottostante il belvedere di San Francesco Vecchio è stata ritrovata una piccola necropoli etrusca.
Anche la grotta di San Bonaventura, nella quale si dice che San Francesco risanò il piccolo Giovanni Fidanza, che divenne poi San Bonaventura, è in realtà una tomba a camera etrusca. Gli etruschi fecero di Civita una fiorente città grazie alla vicinanza con le più importanti vie di comunicazione del tempo.
Del periodo etrusco rimangono molte testimonianze: di particolare suggestione è il cosiddetto “Bucaione”, un profondo tunnel che incide la parte più bassa dell’abitato e che permette l’accesso, direttamente dal paese, alla Valle dei Calanchi.
All'interno del borgo rimangono varie case medievali; la Chiesa di San Donato, che si affaccia sulla piazza principale; il Palazzo Vescovile; un mulino del XVI secolo; la casa natale di San Bonaventura e la Porta di Santa Maria, con due leoni che tengono tra le zampe una testa umana a ricordo di una rivolta popolare degli abitanti di Civita contro la famiglia orvietana dei Monaldeschi.
Il vecchio paese è iscritto all'associazione de “I borghi più belli d'Italia”. Per la sua posizione geografica suggestiva ed il suo impianto medievale è ogni anno meta di numerosi turisti ed è stata diverse volte utilizzata come set cinematografico.
Orvieto, centro etrusco molto importante, si chiamava forse «Volsinii Veteres» e raggiunse il massimo della potenza intorno al VI secolo avanti Cristo. Poi decadde, riprendendosi nel primo Medioevo con il nome di « Ourbibenton» (da cui « Urbs Vetus», Orvieto).
Fu dei Goti, dei Bizantini, ancora dei Goti ed infine dei Longobardi. Libero Comune nel secolo XI, si ribellò ai rettori pontifici, finché fu riconosciuto da Papa Adriano IV. Vi si rifugiò Papa Alessandro VI, seguito, dopo il Sacco di Roma, da Clemente VII. Guerre e lotte, tuttavia, non impedirono agli Orvietani di costruire alcuni edifici tra i più belli d'Italia.
Per le vostra visita vi consigliamo di vedere senz’altro il Duomo. Meraviglioso esempio di architettura romanico-gotica, ricchissimo di opere d'arte, custodisce tra l'altro il Sacro Corporale. Iniziato nel 1.290, fu poi continuato da Lorenzo Maitani, al quale si deve in particolare la mirabile facciata, con i suoi eccezionali bassorilievi.
L'interno è ornato di importanti opere, tra le quali i celebri affreschi di Luca Signorelli. Degni di nota anche i Palazzi dei papi, austeri edifici duecenteschi intitolati a Urbano IV, Martino IV, Bonifacio VIII. In quest'ultimo, detto anche Palazzo Soliano, c'è il Museo dell'Opera del Duomo. Notevole è anche il Palazzo Comunale che fu costruito nei primi decenni del 1.200 e rifatto nel 1.500.
Interessante è la visita al Pozzo di San Patrizio: singolare costruzione progettata da Antonio da Sangallo il Giovane e voluta da Papa Clemente VII durante il suo soggiorno a Orvieto allo scopo di rifornire d'acqua la città in caso 'assedio.
È profondo 62 metri e largo 13, con due scale sovrapposte ed indipendenti di 248 scalini molto bassi in modo da permettere la discesa e la salita delle bestie da soma. Le scale, a chiocciola, ricevono luce da 72 finestre aperte nell'immensa canna. Il pozzo ha questo nome perché somiglia alla caverna irlandese di San Patrizio.
L'Area Archeologica di Sovana si trova a ovest dell'abitato ed è raggiunta dalle spettacolari Vie Cave (che la collegano alle altre necropoli della zona), nel suggestivo scenario del Parco Archeologico del Tufo. Sovana si sviluppò principalmente in epoca etrusca; le tombe monumentali presenti nella zona sono un centinaio.
Notevoli esempi sono la Tomba della Sirena, a edicola; la Tomba del Tifone; la Grotta Pola e, soprattutto, la monumentale Tomba Ildebranda. La Tomba Ildebranda, completamente scavata nella roccia, si presenta come un tempio monumentale con porticato a sei colonne che poggiano su un podio con due scalinate laterali; la camera funeraria è raggiungibile attraverso un lungo corridoio centrale in discesa.
Contrariamente a quanto sostenuto da molti, la tomba fu storicamente individuata (per la parte emergente dal terreno) e descritta dallo storico George Dennis già nel 1843. Sovana, suggestivo borgo dall’atmosfera ferma nel tempo, rappresenta un raro gioiello di urbanistica medievale. .Dalla Rocca Aldobrandesca, percorrendo un selciato in cotto, si arriva fino alla Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo e, racchiusa così tra i simboli dei poteri che l’hanno governata, Sovana conserva ancora il suo antico incanto e splendore.
Nella Piazza del Pretorio si può ammirare il Palazzo Pretorio, la Loggia del Capitano, il Palazzo dell’Archivio, nonché la Chiesa di Santa Maria Maggiore ed il seicentesco Palazzo Bourbon del Monte, in parte addossato all'antica chiesa di San Mamiliano. Proseguendo per Via del Duomo, sulla sinistra, si trova la presunta casa natale del personaggio più illustre di Sovana: Ildebrando, divenuto poi Papa con il nome di Gregorio VII.
Chi, arrivando per la prima volta a Sorano, decide di visitare il paese passando dalla fortezza, ha l’impressione di entrare in una dimensione dove il tempo si è fermato al medioevo. Dopo aver attraversato la fortezza, nei suoi tenebrosi sotterranei ricchi di trabocchetti ed ingegnosi trucchi di architettura bellica, una bellissima strada selciata vi condurrà nel cuore del centro storico.
Sorano è definita la Matera della Toscana, per la particolare caratteristica urbanistica di numerosi edifici rupestri scavati nel tufo, che ricordano i celebri Sassi. Il paese è arroccato in modo pittoresco su di una scoscesa rupe che presenta vari dislivelli. Sorano è caratterizzato inoltre da un dedalo di vicoli, cortili, archetti, portali bugnati, scale esterne, logge e cantine scavate nel tufo dove in passato venivano eseguite le varie fasi della vendemmia.
Viterbo è nota come la "Città dei Papi": nel XIII secolo fu infatti sede pontificia e per circa 24 anni il Palazzo dei Papi di Viterbo ospitò o vi furono eletti vari Papi. Papa Alessandro IV decise nel 1257 il trasferimento della Curia Papale a Viterbo a causa del clima ostile presente a Roma; il soggiorno papale durò fino a quando Papa Martino IV, appena eletto (22 febbraio 1281), allontanò definitivamente la corte pontificia da Viterbo.
La città è famosa anche per il trasporto della Macchina di Santa Rosa, tradizionale e spettacolare manifestazione che si svolge ogni anno il 3 settembre in onore della santa patrona: una struttura alta 30 metri e del peso di 52 quintali viene portata a spalla da cento uomini, i facchini, per le vie abbuiate della città.
Il Giardino dei Tarocchi si trova alle pendici di Capalbio immerso nella macchia mediterranea, in un luogo ricco di fascino e quasi senza tempo. È l’opera più grande e impegnativa concepita e realizzata da Niki de Saint Phalle che nel 1955, a Barcellona, vide per la prima volta le opere di Gaudì e da questa esperienza maturò l’idea di costruire un suo Giardino della Gioia, un luogo di incontro tra l’uomo e la natura.
Il terreno fu donato dall’amica Marella Caracciolo Agnelli e i lavori cominciarono nel 1980 Le sculture realizzate si ispirano alle carte dei Tarocchi che per Niki non erano solo un gioco ma rappresentavano anche una metafora della vita: troviamo l’imperatrice, a forma di sfinge, la forza rappresentata come donna che tiene al guinzaglio un drago, e le altre 20 sculture ispirate agli arcani maggiori.
La creazione di questo giardino è stata lunga e difficoltosa, anche per la forte artrite che ha colpito Niki durante i lavori impedendole quasi di muoversi; ma l’entusiasmo, la fede e l’amore per questo progetto l’hanno aiutata a completare l’opera nel 1995. Per desiderio dell’artista non si possono effettuare visite guidate all’interno del Giardino al fine di salvaguardare la libertà di movimento e l’atmosfera esoterica che richiedono i Tarocchi.